Saturday 25 February 2012

DOTTORI

Lettori ormai adulti,
Oggi mi sono ricordato di avere un blog. Ho anche visto che l’ultimo aggiornamento risaliva al 8 novembre. E mi è sembrato per un attimo di aver mollato. Ora, siccome dico sempre che sono uno che non molla mai e che non racconta cazzate (che?), il mio blog mi potrebbe facilmente smentire. Pongo rimedio come posso.

Oggi parliamo di impiego.
Questo argomento mi è molto caro, i giornali nel parlano a dismisura e i politici (ammesso che esistano ancora) se ne riempiono la bocca che sembra bongo di Foffo, per davvero. Insomma, chi ce l’ha si lamenta “che palle lavorare”, chi il lavoro lo cerca dice forse a ragione “il lavoro in Italia non esiste più” e chi studia spera di poterlo trovare un giorno, prima arrivare alla pensione. Infine stamani apro il sole 24 ore (che tipo) e leggo che confagricoltori ha stimato in 35.000 il numero di extracomunitari da trovare al più presto per il prossimo raccolto. E’ così.
Poi sono anche diventato fan di Ascanio Celestini.

C’era una volta un piccolo paesino. Nel piccolo paesino c’era un operaio che voleva il figlio dottore. Aveva ascoltato “Contessa” quando era giovane, e ci aveva creduto. L’operaio era amico di un altro operaio, il quale a sua volta voleva il figlio dottore, visto che comunque erano cresciuti insieme. Poi c’era anche il dottore, amico dei due operai e loro medico personale, il quale come ci si può immaginare non volesse il figlio operaio. Ora, siccome il piccolo paesino aveva vissuto momenti felici grazie ad una forte crescita a debito voluta dal figlio del fioraio (quello dei garofani rossi), gli operai guadagnavano bene, e quindi potevano far studiare i loro figli per farli diventare dottori. Inoltre, le università per dottori spopolavano, visto che lo stato contraeva debiti per pagare tutti. E quindi i padri potevano convincere i loro figli che avevano un futuro assicurato. Il piccolo paesino cresceva a vista d’occhio, con sempre più persone che venivano a vivere nel piccolo paesino, perché alla fine ci si stava bene. Così crescevano le entrate del comune, gli interessi dei debiti venivano pagati e tutti prestavano soldi al piccolo paesino per continuare a crescere.
Ma poi un giorno ci fu un problema.
C’erano troppi dottori. E come i dottori avevano imparato all’università, anche se ora facevano finta di non ricordarselo, quando l’offerta aumenta il prezzo diminuisce, e quindi non tutti avevano un lavoro e chi ce l’aveva era pagato poco. Insomma, mentre tutti si scannavano per poter fare quello per cui avevano studiato, i lavori che nessuno voleva più li facevano quelli che avevano veramente bisogno di lavorare, e che non pensavano che il lavoro fosse solo un modo figo per impiegare il tempo tipo a Scrubs.
La situazione era maledettamente complicata. Ed in stallo per giunta. I giovani dottori erano senza lavoro. I vecchi si tenevano stretto il lavoro che avevano per far sopravvivere i propri figli. E tutti cercavano di scaricare la colpa sul proprio vicino. Non ci si capiva più nulla. Tutti dicevano che il piccolo paesino doveva crescere ancora, aumentando la sua popolazione si sarebbero coltivati più campi, prodotto più cibo per far mangiare più muratori, i quali avrebbero costruito più ospedali. Visto che la popolazione era aumentata, da una parte sarebbero aumentati i malati, dall’altra si sarebbero pagate più tasse per pagare altri dottori, in modo che tutti avessero un lavoro a modino.
Ma non c’erano più campi da coltivare, non c’era più spazio per fare le case per i muratori che avrebbero dovuto costruire altri ospedali. Non c’era più carbone da bruciare e più discariche dove gettare l’immondizia. Il piccolo paesino non poteva più crescere.
Questo era un problema serio.
Ci voleva una soluzione. Una finanziaria, o una riforma della scuola, o una riforma del lavoro, ci sarà pur stato qualcosa da riformare.

Oppure una bella guerra. Tutti i debiti cancellati, chi non aveva uno per fare due con un fucile in mano a farsi ammazzare per creare nuovi posti di lavoro senza pesare sulle casse del piccolo paesino, e finalmente l’economia che poteva crescere, dopo essere stata ridotta in frantumi, per fare nuovi debiti e ricominciare tutto da capo.

Se funziona così siamo a posto, se non siamo quelli con il fucile in mano.

2 comments:

Anonymous said...

Sono contento che anche tu sia diventato un fan di ascanio celestini. E' parecchio simpatico. Sono andato a vederlo anche a teatro. Ciò nonostante, non ci capisce nulla. Diciamo che non gli farei fare il ministro dell'economia nemmeno in uno stato simile all'URSS.
Detto questo, io la penso come questo tizio qui:
http://www.ted.com/talks/peter_diamandis_abundance_is_our_future.html
ciapo, che cuore che ho a leggere ancora questo blog.

pietro said...

Allora Ted di sicuro è un tipo ottimista.
Vediamo se ho ragione io o lui. 1 Gennaio 2020 ore 12 ai giardini, se il tuo stipendio ti permette di andare a mangiare una pizza e una birra tutte le sere e avere una casa in affitto di 80 m2 a Reggello ti pago un gelato al muretto, sempre che me lo possa permettere.